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Learning Italian in Rome

Sapete che l’italiano é, tra le lingue minori, quella più studiata al mondo?

Sapete che l’italiano é, tra le lingue minori, quella più studiata al mondo?

Eppure non é semplice per uno straniero infilarsi nei vicoli tortuosi della grammatica, scavare il multistrato delle sfumature del lessico, abbondante e vivo come il pescato nella rete al sole, inseguirne il ritmo, dare orecchio alla musica del linguaggio che, nel tono, moltiplica il senso della comunicazione tra persone e, nel dialogo, veicola parole, espressioni e sentimenti…  divertente, curioso, intrigante per lo straniero scoprire “suoni emozionali” più che “parole” significative, che danno sapore al discorso come le spezie in cucina. Boh?! Beh?! Bah?! Grandi sono stati la sorpresa e l’imbarazzo divertito di una studentessa giapponese che soggiornava a casa mia per studiare…


E gesticolare? Un modo di accompagnare il discorso con movimenti e mimica che, spesso, solo noi italiani capiamo. Uno stereotipo per gli stranieri, che dà luogo a barzellette e che, in particolare nei film americani, rende gli “italiani” semplicemente una macchietta attraverso un manierismo caricaturale che invece nega la gestualità. In realtà i gesti del linguaggio “incarnano” la comunicazione, la sostengono e la rendono più forte. Un codice comunicativo complesso di tradizione antica che usa il corpo e che suscita anche fascino ed ammirazione, in particolare per gli inglesi.


Frugando nel web, tra le altre cose, trovo l’organizzazione di veri e propri corsi di gestualità nelle università anglosassoni, al momento: Luca Vullo, 35 anni, di Caltanissetta, dopo gli studi al Dams di Bologna, ora insegna a fare il gesto delle corna e quello dell’ombrello a inglesi e australiani. Ma, dice, “la cosa che forse scatena più curiosità é quando chiudo la mano a riccio  e la muovo avanti e indietro, un movimento che in Italia vuole dire molte cose, tutte cose assolutamente sconosciute a chi non vive nel nostro Paese”. Beh, faccio una rivelazione: la “mano a tulipano” come la definiva lo scrittore Carlo Emilio Gadda, senza parole chiede:  cosa vuoi/cosa dici?” o “ma che vuoi/ma che dici?/non sono d’accordo".
 

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