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è un modo diverso di mangiare, usiamo le mani e ce le sporchiamo senza problemi. Soprattutto non pensiamo alle buone maniere; non dimentichiamoci che piace a tutti ed è accessibile a tutte le tasche...

è un modo diverso di mangiare, usiamo le mani e ce le sporchiamo senza problemi. Soprattutto non pensiamo alle buone maniere; non dimentichiamoci che piace a tutti ed è accessibile a tutte le tasche.
Insomma possiamo dire che il “cibo da strada” sia una forma di democrazia vera e propria! E poi non c’è niente di meglio di una passeggiata a stomaco pieno!

Il termine forse più “trendy”, di moda, è quello anglofono, Street Food, entrato nel linguaggio comune anche da noi, perché il pasto veloce appartiene ormai alla vita di tutti i giorni, avviene a tutte le ore, lungo tutto lo Stivale così come in ogni angolo del mondo. Pizza, supplì, fritti di carne e vegetali, più o meno elaborati, bibite in bottiglia o lattina, tutti nella stessa categoria: “cibo e bevande, pronti per il consumo, preparati e venduti in strada (mercatini, fiere, …) su allestimenti ambulanti”, secondo la definizione della FAO. Ma attenzione! Qualche rischio c’è, microbiologico e igienico, secondo un potenziale infettivo indicizzato se andate a sfogliare Pubmed, la banca dati scientifica di riviste e studi clinici.

Almeno 7 gli aggettivi per descriverlo:

Eterno. Già ai tempi dell’Impero Romano, viaggiatori e gente del popolo mangiavano in piedi, spostandosi velocemente, da un locale “semi-aperto” all’altro. Esiste da sempre e attraversa le varie epoche, dal Medioevo all’età Età Moderna.
Anticonformista. Infrange il divieto tassativo di toccarlo con le dita così come stabiliva Monsignor Della Casa nel Galateo (1558). Si mangiava e si mangia senza apparecchiare, non servono posate e piatti.
Sempreverde. Attuale, dinamico, pur mantenendo la sua unicità.
Trasversale. Si aggancia ad aspetti culturali, territoriali, regionali, locali ed etnici, rivelandone radici, tradizioni e creatività. Io viaggio per mangiare, preferibilmente in strada. Perché è lì che si trova la vera anima gastronomica di un paese, così Tom Parker Bowles.
Atemporale. Spopola in tutte le fasce d’età: bambini, teen-ager e adulti più o meno giovani.
Competitivo. Tiene egregiamente testa alle numerose e potenti catene di fast-food che offrono un cibo veloce e economico ma globalizzato, dove i cinque sensi sperimentano gusti, colori, sapori, odori standardizzati.
Anticrisi. Informale, comodo e economico. Proprio per questo, in progressiva e crescente diffusione Urbi et Orbi (a Roma e in tutto al mondo).

In collaborazione con la Dott.ssa Claudia Savina, medico nutrizionista



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