Ce site utilise des cookies, y compris des tiers, afin d'améliorer votre expérience et de fournir des services en ligne avec vos préférences. En fermant cette bannière, le défilement cette page ou en cliquant sur l'un de ses éléments de consentement à l'utilisation de cookies. Si vous voulez en savoir plus cliquez sur "Plus d'informations"

SpeakItalianInRome

Apprendre la langue italienne à Rome

Nel secolo passato si è assistito ad una serie di cambiamenti morfologici nelle grandi città europee, passando da una città storica di tipo compatta, ad una città  diffusa, sempre riunita attorno ad un nucleo centrale ma più ramificata e dispersa nel territorio, spesso in modo convulso e disordinato... 

 Nel secolo passato si è assistito ad una serie di cambiamenti morfologici nelle grandi città europee, passando da una città storica di tipo compatta, ad una città  diffusa, sempre riunita attorno ad un nucleo centrale ma più ramificata e dispersa nel territorio, spesso in modo convulso e disordinato. Quali sono stati i presupposti dai quali sono nate le borgate di Roma ? Si potrebbe pensare che queste siano nate spontaneamente dall'esigenza di avere una casa da parte di chi è emarginato.  In realtà, tranne pochissimi casi, tutto è stato pianificato non dagli urbanisti, ma dai politici e allora è importante capire quale fosse il clima politico che nei vari periodi storici della capitale dettò lo sviluppo della città. Negli anni del fascismo furono realizzate una dozzina di  borgate ufficiali  con mera esigenza di fornire una dimora, senza una politica urbanistica nè attenzione agli aspetti sociali dell'abitare: Primavalle , Val Melaina, Tufello, San Basilio, Pietralata, Tiburtino III, Prenestino, Quarticciolo, Gordiani, Tor Marancia, Trullo, Acilia, Borghetto latino. Emarginati per scelta ideologica, i vecchi abitanti del centro storico furono emarginati anche di fatto. Via via che le nuove borgate ufficiali nascevano, essi presero possesso dei nuovi alloggi distanti anche molti chilometri dal centro di Roma, in abitazioni inserite in un contesto topografico assolutamente anonimo: le nuove borgate ufficiali rappresentavano una specie di corpo estraneo alla città, dalla quale erano, di fatto, tenute distanti. Scarsi se non assenti i centri di aggregazione, così come i luoghi dove svolgere attività sociali, e dove ancora oggi ci sono ancora condizioni di vita che non assicurano totalmente l'applicazione  dei principi fondamentali indicati dalla Costituzione: il diritto all'istruzione e alla cultura, alla salute, al paesaggio, all'ambiente, al patrimonio storico-culturale, alla partecipazione alla vita sociale e politica, al rispetto delle leggi. Poi vi fu lo sviluppo della città, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, un fenomeno senza precedenti e qui quello che colpisce non è solo la quantità, la bassa qualità o la dimensione di quegli interventi, qui è il metodo con il quale quell´espansione fu pianificata. Naquero così altre borgate: Acquedotto Felice, Alessandrino,  Borghetto Prenestino, Mandrione, Quadraro, Tor Bella Monaca, Torre Maura Torre Spaccata ed altre. Italo Insolera in una recente intervista afferma, tra l'altro che ".. c´è un piano regolatore "ombra", sostenuto dai vecchi, grandi interessi e veicolato dalla burocrazia capitolina...che si è poi rivelato il vero piano regolatore di Roma: sono delle varianti...a programmi decisi sotto il fascismo; tutti regolarmente attuati, tra gli anni Cinquanta e Sessanta". E' certo che negli anni ci sono stati da parte degli abitanti delle borgate tentativi di modificare queste realtà,  di cambiare la natura dei luoghi attraverso l’atto artistico-politico-creativo, riqualificando spazi dismessi o depressi per un uso pubblico, trasformandoli in musei o centri per attività e aggregazione sociale, ma l’impressione è che l’efficacia di queste modificazioni implichi una partecipazione e una volontà collettiva dei residenti molto difficile da mantenere costante nel tempo, soprattutto in presenza di altre solide ragioni di disagio; insomma l’idea di cambiare l’identità di Corviale o dello Zen non è affatto facile da realizzare, perchè il tessuto urbano delle periferie ha insita una sua resistenza alla trasformazione che si rivela più solida del previsto e necessita di strategie di riqualificazione più complesse.

Roberto Cattalani, architetto / editing Carmela Marocchini