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Oltre ai festeggiamenti dei 500 anni di Leonardo da Vinci alla Corte di Francia, altri 500 anni ricorrono dalla fantasia scoppiettante di Ludovico Ariosto, un altro Grande della Letteratura italiana: L'Orlando Furioso, pubblicato per la prima volta a Ferrara nell'aprile 1516 dall'editore Mazocco, si ripropone in tutta la sua freschezza con il proprio carico di amore, odio, rabbia, pena, astuzia...

Oltre ai festeggiamenti dei 500 anni di Leonardo da Vinci alla Corte di Francia, altri 500 anni ricorrono dalla fantasia scoppiettante di Ludovico Ariosto, un altro Grande della Letteratura italiana: L'Orlando Furioso, pubblicato per la prima volta a Ferrara nell'aprile 1516 dall'editore Mazocco, si ripropone in tutta la sua freschezza con il proprio carico di amore, odio, rabbia, pena, astuzia...e tanto altro, insomma con tutto ciò che contraddistingue l'umano; sentimenti, questi, visti alla luce del pensiero dell'epoca: l'uomo rinascimentale riconosceva sì la propria emotività, ma in un quadro "razionale": l'identità umana era solo della Ragione, ovvero nel comportamento cosciente e nel pensiero della veglia, mentre il pensiero della notte, quello che occupa un terzo della nostra vita e che si esprime attraverso i sogni, rimane escluso. E l'irrazionale è pazzia, come quella di Orlando, uscito fuori di testa, diremmo oggi, pazzo furioso di gelosia per l'amore tra Angelica e Medoro. Come fare? Facile. Astolfo galopperà sull'Ippogrifo fin sulla luna per recuperare l'ampolla col senno del lunatico cavaliere. L'inconscio, anche per Ariosto, inconoscibile, diventerà "conoscibile" solo a metà del secolo scorso, con l'intuizione, la ricerca e la Teoria della nascita  dello psichiatra italiano Massimo Fagioli. Dando spazio alle avventure, ai sentimenti e alle emozioni, l'opera conobbe subito un immediato successo che continua tuttora: L'Orlando Furioso, insieme alla Divina Commedia e Pinocchio, è l'opera che ha avuto il maggior numero di edizioni nostrane e straniere perché rimane una lettura fantastica, è il caso di dirlo, che incanta. Così ci lasciamo trasportare dall'intreccio delle tante storie sulle orme dei vari personaggi. E ci innamoriamo di Angelica, come Camilleri, che a dieci anni scopre seminascosto nella libreria del nonno il "grosso volume" illustrato da Gustavo Doré : Mi impadronii del libro, tanto nessuno si sarebbe accorto della sua sparizione, e me lo portai nella mia stanza. Da quel momento, e per qualche anno, convissi con Angelica della quale m'innamorai perdutamente per le fattezze che le aveva dato Doré. I cui disegni mi avevano già provocato l'emozione indescrivibile di vedere per la prima volta com'era fatto il corpo nudo di una donna... E poi cerchiamo un'Angelica o un Medoro per tutta la vita...
Carmela Marocchini
L'intervista ad Andrea Camilleri è in http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014

 https://youtu.be/iwtwFK9dHfs