Sopra, un mare si srotola sul lungotevere, lento, fumoso e caldo di macchine. Costeggia il parapetto di marmo bianco che protegge Roma dalle incursioni del fiume. Sotto, il Tevere va tranquillo, vena d’acqua allontanato dalla città ...
Sopra, un mare si srotola sul lungotevere, lento, fumoso e caldo di macchine. Costeggia il parapetto di marmo bianco che protegge Roma dalle incursioni del fiume. Sotto, il Tevere va tranquillo, vena d’acqua allontanato dalla città dalla costruzione dei muraglioni realizzati subito dopo l’Unità d’Italia. Solo all’altezza dell’isola Tiberina l’acqua s’impenna e ricade in scrosci continui, ultima libertà dello scorrere libero. L’estate dei romani affolla le banchine, preda di bancarelle e birra. Del fiume, ancora una volta, pochi sembrano accorgersi. Eppure nel biondo Tevere i Romani si sono sempre bagnati fino agli anni 60, quando con l' inquinamento in atto arrivò il divieto di balneazione, per il morbo di Weil, la leptospirosi. Oggi, piccole e occasionali spiagge lungo le banchine non rendono l’usanza iniziata nel Cinquecento, dove qualsiasi “ripa” era buona all’immersione a corpo nudo, uomini e donne insieme. Tanto che dalla Roma papalina arrivò una serie di editti perché non si vada a nuotare o lavarsi a fiume senza mutande, con relative pene pecuniarie e punizioni corporali. Tutto fino al Settecento, quando si permise solo agli uomini di bagnarsi, ma “completamente vestiti” e dove esistessero cabine. Nel 1840 si precisarono le ripe: a sinistra, la Spiaggetta di Regola, a fronte di Sant' Anna dei Bresciani (oggi all' incirca nel tratto del lungotevere dei Tebaldi), sabbiosa dal nome originario, rena, a destra, la Spiaggia dei Trasteverini (oggi all' incirca nel tratto del lungotevere Raffaello) e la Spiaggetta della Renella, ricordata in una famosa canzone romana. L’unica a pagamento era la Spiaggia dei Prati, per il cui uso si doveva una lieve retribuzione da soddisfarsi ai proprietari di quelle capanne, a forma della tariffa approvata dalla polizia. Per l’accesso alle donne ci volle l’Unità d’Italia, ma con il mantenimento della distinzione sessista dei fiumaroli: sulla riva destra presso ponte Milvio, donne, a sinistra vicino a via Marmorata, gli uomini. Tra le spiagge, dagli anni Venti del Novecento la più famosa, La Spiaggia dei Polverini, si trovava sulla riva sinistra, prima del Ponte Duca d' Aosta e fino al Ponte Risorgimento. All’insegna della libertà e dell’emancipazione, lì i bagnanti profittano delle libertà di cui possono usufruire per la strada quasi deserta, si denudano e si bagnano rimanendo al sole, alcuni per l' intera giornata, secondo il giornale romano Il Messaggero: libertà ed emancipazione rapinate nel 1932 dal fascismo che vi installò la colonia estiva dei marinaretti del Duce, giovani figli della lupa. Ai fiumaroli non rimasero che i circoli e i galleggianti,questi ultimi barconi attrezzati a stabilimenti, dove continuarono tintarelle, tuffi, caciare e bojate. Il più famoso, quello de er Ciriola, nel 1957 set del film di Dino Risi Poveri ma belli in cui rivive l’atmosfera dell’epoca. Il barcone galleggiò fino al 1983, quando affondò per una piena del fiume ma il film è un cult da rivedere !
Carmela Marocchini
Fonti web : repubblica.it, articolo a cura di Claudio Rendina, 18.7.2004 / wikipedia.it