Quando i migranti eravamo noi
Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito per settimane. Si costruiscono baracche nelle periferie. Quando riescono ad avvicinarsi al centro, affittano a caro prezzo appartamenti fatiscent...
Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito per settimane. Si costruiscono baracche nelle periferie. Quando riescono ad avvicinarsi al centro, affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano in 2 e cercano una stanza con uso cucina e dopo pochi giorni diventano 4, 6, 10. Parlano lingue incomprensibili, forse dialetti. Molti bambini vengo utilizzati per chiedere l elemosina. Spesso davanti alle chiese donne e uomini anziani invocano pietà con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano, sia perché sono poco attraenti e selvatici, sia perche è voce diffusa di stupri consumanti quando le donne tornano dal lavoro. I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere, ma soprattutto non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel Paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o addirittura di attività criminali
Discorso attuale, sembra, affermato e ripetuto oggi da molta politica e nel pensiero di molti. E invece sono le parole dell’Ispettorato per l immigrazione del Congresso degli Stati uniti sugli immigrati italiani, ottobre 1912. Erano i nostri nonni, i “boat people”, i disperati in fuga dalla miseria, circa 10 milioni di italiani, che dalla seconda metà dell’Ottocento e ancora fino agli anni Cinquanta, mettevano piede ad Ellis Island, isolotto a fianco alla Statua della Libertà, ed “accolti” con maniere a dir poco rudi. Ellis Island fu trasformato in una “maxi-Lampedusa” in funzione fino al 1954. La porta del futuro : chiusa per coloro che venivano respinti e deportati nei loro paesi di origine; aperta per coloro che rispondevano alle normative di accesso al Sogno Americano, spesso dopo quarantena per sospette malattie. Ma il viaggio disperato continuava nelle città, tra la gente. Una diffusa ostilità da parte delle popolazioni locali e il disinteresse da parte degli immigrati italiani verso l’integrazione (e in primis verso l’apprendimento della lingua) portarono ad una opposizione veicolata e rinfocolata anche dalla stampa. Nel 1888 il quotidiano di New Orleans The Mascot consigliava – con un’agghiacciante vignetta chiamata “Per quanto riguarda gli italiani” – alcuni metodi per risolvere alla radice il “problema italiani”. Tra questi spiccano l’arresto e l’annegamento. Dunque, come risolvere il problema dell’immigrazione? Uccidiamoli!! La storia drammaticamente si ripete oggi sulle nostre coste e deve far riflettere. L’unica soluzione, quella vera, è pensare che tutti siamo esseri umani, uguali, perché tutti abbiamo la stessa nascita, come da sempre afferma lo psichiatra e psicoterapeuta, prof. Massimo Fagioli.
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