Per i Russi l’Italia ha sempre rappresentato una sorta di terra promessa, una sorta di museo a cielo aperto, la terra che ha donato al mondo innumerevoli capolavori e la lingua che li descrive. L’Italia è un tema affascinante per scrittori e poeti russi, sia per quelli che l’hanno visitata, sia per quelli che l’hanno solo sognata. Come contribuiscono le parole prese in prestito dall’italiano alla formazione dell’immagine di una Italia che, anche oggi, rimane un simbolo di bellezza e di gusto? La lingua viaggia con gli uomini nel tempo e nello spazio e la portano con sé attraverso contatti, scelte, esperienze, realizzazioni: molte le parole italiane nei settori delle diverse arti, e non solo, che testimoniano rapporti tra l’Italia e la Russia antichi : alcuni termini dell’architettura, ad esempio, entrano a partire dall' XI secolo assieme agli architetti chiamati a lavorare secondo una linea italiana che arriva a Rastrelli, i Trezzini, Quarenghi, attivi a Mosca e ancor più a Pietroburgo nei secoli XVIII e XIX. E in cucina? I makarony (la pasta) sono lo stereotipo che rappresenta le passioni gastronomiche degli italiani. La parola, così come il prodotto, hanno fatto la propria apparizione in Russia diversi secoli fa, entrando subito attivamente in uso. Fra gli usi popolari makaronniki è anche un modo scherzoso, a sfondo gastronomico, di chiamare gli Italiani, anche detti vermishel’, spagetti e pasta. Altri prodotti spesso presenti sulla tavola russa e che ci risuonano familiari all’orecchio sono salat, konfeta, limon (a noi “prestato” dagli arabi), sardel’ka, sardiny. Il lessico italiano in Russia si sta ampliando così rapidamente che i lessicografi faticano ad aggiornare i vocabolari con le ultime acquisizioni e tante parole in uso ancora non compaiono: alcuni prodotti gastronomici appaiono inizialmente come prelibatezze, per poi essere ampiamente diffusi e commercializzati anche nei supermercati. Parallelamente i loro nomi diventano sempre più di uso quotidiano. E’ il caso di ciabatta, nome di un tipo di pane italiano dalla forma allungata che ricorda la calzatura o tiramisu, pronunciato con o senza accento, cukini, martini, capučini, parmena, mocarella, focaččia, ččinzano, ravioli, lazan’ȷa, panna kotta, mascarpone, limončello, ecc. Talvolta, l’ambizione di rendere prestigioso ed elitario il nome di un piatto si manifesta inserendo nomi italiani nei menu dei ristoranti, papardelli, pesto, rizotto, rikotta, tal’ϳatelle …
insomma, Pancia mia fatti capanna! O meglio…dacia!
Carmela Marocchini
Testo tratto dal web e parzialmente rielaborato: Russo e italiano nei contatti linguistici: immagini riflesse, Liudmila L’vovna e Michela Bolognani
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