L'Italia e la sua cucina sono un binomio assolutamente inscindibile. Lo sanno gli stranieri cui non sfugge l'aspetto enogastronomico del Bel Paese, lo sanno gli italiani che danno vita al moltiplicarsi di eventi sul tema del cibo. Tra questi, lo street food fa la parte di leone e l'attenzione verso una gastronomia "itinerante" non sembra destinata a scemaresempre più le strade, e anche quelle romane, sono un via vai di apette e furgoncini che portano a spasso bombette, arrosticini, prelibatezze regionali come le panelle, ma anche pasta fresca panata e fritta e ovviamente il classico panino. La notizia è che lo street food, arte culinaria semplice e spontanea, oggi si impara tra i banchi! Infatti il 22 marzo 2016 ha aperto a Parma, riconosciuta dall'Unesco Città creativa per la gastronomia, la Street Food Academy: scuola che insegna tutti i trucchi del mestiere per un'arte di qualità del cibo da strada, sotto la guida dello chef Rubio. Ma a Roma chi è il signore assoluto del pranzo veloce? sicuramente il supplì, polpetta di riso di riso di forma allungata al ragù di carne con un pezzetto di mozzarella all'interno, rigirata due volte nel pangrattato e poi fritta nello strutto o nell'olio di oliva.. Il bello del supplì è di addentarlo quasi fumante e seguire il filo di formaggio che dalla bocca arriva alle dita. Con due o tre di queste polpette si può risolvere dignitosamente il problema del pasto. Ma il nome? L'aneddoto vuole che siano stati i francesi a coniarlo, al seguito di Napoleone: quelle surprise ! esclamarono alla scoperta meravigliata del cuore banco e filante ...dalla distorsione romanesca del termine francese, ecco il vocabolo! La prima testimonianza scritta della presenza di questo bocconcino fritto è del 1874: nel menu della Trattoria della Lepre a Roma compaiono con il nome di soplis di riso.Inizialmente il venditore di supplì girava per strada la sera per i vicoli di Roma con uno scaldavivande o caldara colma d’olio strillando: Calli bollenti! Supplì di riso! e si metteva in qualche angolo nelle piazze, durante le fiere, le corse o il mercato; spesso ci abbinava il filetto di baccalà o le mele in pastella. Ora è facile trovarlo in tutte le pizzerie e nelle varianti più incredibili compare anche nei menu di una serie di ristoranti di buona levatura, ma è rimasto sempre uno street food, da mangiare con le mani e possibilmente per strada. Cugino più maestoso è invece l'arancino siciliano, un grosso cono a punta realizzato con riso bianco e zafferano oppure rosso, sempre al ragù di carne e piselli. Oggi ne esistono molti tipi, anche spregiudicati, con melanzane, con verdure ecc. Invece il nostro supplì rimane legato alla tradizione, immutabile e stuzzicante nel tempo. Sarà celebrato, unico protagonista, il 28 e il 29 maggio con un Festival ad esso dedicato a Garbatella, quartiere dei più romani della città.
Carmela Marocchini
Fonti web dai siti : gamberorosso.it/it/news/1024221 e facebook.com/events/205963609769023/