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Apprendere la lingua italiana a Roma

 Gira in Facebook la foto di una nonna coi suoi nipotini in posa nel salotto buono e migliaia e migliaia sono le visualizzazioni. L’autrice è la fotografa statunitense, ritrattista affermata, Annie Leibovitz. Fin qui niente di speciale, se non che la nonna è la Regina Elisabetta, da poco novantenne,  i nipotini sono una serie di Lady e visconti, il salotto, immenso, è un bel verde monocromo di raso e sete, i candelabri e gli specchi dorati si riflettono all’infinito. La location è il castello di Windsor. Riassumendo, Elisabetta e i suoi sette nipotini. Sette? E’ proprio l’inizio di una di quelle fiabe che al numero 7 (ma anche al 3) associava misteriose evocazioni, matrice matematica di cattiverie, traversie e disastri, che dai Grimm in poi, non hanno risparmiato né animali né bambini. L’inizio di quando i sette capretti non cadono nel tranello del lupo che mostra loro la zampa nera, o dei sette nani che spalano cantando miniere di diamanti, o dei sette fratelli che corrono alla fontana per dissetare la sorellina appena nata o di quelli che con Pollicino se ne stanno tranquilli in famiglia nel bosco, o delle sette fate che omaggiano con doni immateriali la principessina neonata. O è forse la fine? Quando gli smaliziati, ma non troppo, sette capretti riabbracciano la mamma che ha appena riempito la pancia squarciata del lupo con pesanti pietre, o quando i sette nani escono dalla depressione per la resurrezione della morta Biancaneve, o quando i sette corvi, maledetti dal padre, ridiventano umani, o quando La Bella addormentata nel Bosco si risveglia al bacio del principe, o quando Pollicino ritrova assieme ai fratelli la strada di casa? Non so, decidete voi se vi sembra o no il momento del E tutti vissero felici e contenti. Per noi, mancati condomini dei Reali e spesso alle prese con cattiverie, traversie e disastri del mondo, il sorriso sereno di  Elisabetta e i Sette Nipotini è imperscrutabile e surreale …

Carmela Marocchini