Autarchico e xenofobo, il Fascismo misurò oppressiva onnipotenza anche sulla lingua attraverso un progetto nazionalista volto a “ripulirla” “dalla gramigna delle parole straniere che hanno invaso e guastato ogni campo”. Molti si misero all’opera per imporre una lingua “nuova” , “fregandosene” del fatto che la lingua é un corpo sedimentato ma creativo e in continuo movimento, che cresce, si sviluppa e vive per la fantasia originale di ciascuno in rapporto con gli altri. Non può essere imposto dalla ragione. Così l’Italiano, ed ecco anche il Me ne frego, fu infarcito di motti, slogans e frasi idiomatiche di grande effetto e presa immediata, assunti dal linguaggio del Fascismo ed in particolare da quello del duce. Si aprì una vera e propria caccia alle parole straniere sostenuta da proclami e divieti, condivisa da intellettuali e sostenuta da una forte campagna di stampa. Centinaia le sostituzioni. A dir poco curiose : Cocktail - Arlecchino, Vol au vent -Ventivolo, Soubrette-Brillante, Claque- Clacche, Consommé -Consumato, Crick- Cricco, Ferry boat -Ferri botto, Toast- Fetta di pan tosto, Ouverture-Apertura, vestito a Pailletes- vestito Allucciolato, avere un Flirt-Fiorellare, Tabarin-Tabarino, Vedette-Vedetta, Passepartout-Chiave comune, Tournée-Tornata, Parure-Finimento, ecc. tra gli elenchi stilati nel 1940 dall’Accademia d’Italia. Per fortuna si sono perse nella notte dei tempi. Furono invece di molto successo: Affiche-Manifesto, Mannequin-Indossatrice, Chauffeur-Autista, Croissant-Cornetto, Regisseur-Regista, ecc. Stessa sorte ebbero nomi d’arte, Wanda Osiris-Vanda Osiri, Renato Rascel-Renato Rascelle, e, violenza inaudita, i nomi di persone nate in zone dell’Italia come l’Alto Adige, la Val d’Aosta, i Paesi slavi, le quali furono costrette con una legge del 1923 a italianizzare il proprio cognome.
Non tutti condivisero la xenofobia linguistica fascista, e sul divieto del Lei, ritenuto servile, e l’imposto uso del Voi, il grande Totò in un monologo costruì una gag su Galileo Galilei che diventa Galilei Galivoi. Viene prima denunciato, poi graziato da Mussolini che sul documento scrive Fesserie…
Un briciolo di “humour” gli era rimasto!
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