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SpeakItalianInRome

Apprendere la lingua italiana a Roma

Beh, per tutti, dire pasta è parlare immediatamente di italianità, di tradizione culturale e culinaria, di ricordi familiari (chi non ha avuto una mamma che la domenica mattina si rimboccava le maniche, trasformando farina e uova, o più semplicemente farina e acqua nella “palla” morbida e delicata?), di lingua e anche di storia.

Un rapido cenno:  come altre popolazioni mediterranee, l’idea é già dei Romani che, con acqua e farina producevano la lagana (la nostra lasagna), larga sfoglia tagliata a strisce, poi cotta al forno con condimento. Nel Medioevo finalmente un po’ di varietà nella cottura e nelle forme, larghe, strette corte, lunghe, forate, ripiene, da bollire. Gli Arabi, dopo, la “fanno secca” (FARE SECCO QUALCUNO, ucciderlo, dargli la rigidità della morte) , facile da trasportare nelle migrazioni nel deserto, e la diffondono in Occidente, da noi in Sicilia a partire dal IX secolo (e probabilmente a loro si deve la forma lunga). Il radicarsi nella penisola nelle diverse tradizioni, la rielaborazione in numerose varianti culinarie, il moltiplicarsi delle varietà,  l’invenzione di macchinari di produzione la fanno arrivare, nel corso del tempo, così com’é sulle nostre tavole.

Allora dai, RIMBOCCARSI LE MANICHE (mettersi di buona lena, con grande impegno, a un duro lavoro, darci dentro, darsi da fare)!!

Considerate 1 uovo ogni 100 grammi di farina di grano tenero 00, meglio sarebbe di grano duro o semola se proprio volete “farvi i muscoli”, un pizzico di sale. Sistemate la farina a “fontana” con un bel buco al centro (avete presente un vulcano?) e via, cominciate ad impastare, continuando piano piano ad incorporare farina. Attenzione!, se il tutto vi si appiccica alle mani: AVERE LE MANI IN PASTA è proprio questo, stare in una situazione poco chiara in quanto ad onestà e trarne vantaggio, magari assieme a persone di GROSSA PASTA ovvero rozze, ordinarie, grossolane. Meglio non averle le mani in pasta, come canta Fabrizio De André! Perciò aggiungete altra po’ di farina e continuate a lavorare fino ad ottenere un impasto liscio e morbido, da lasciare riposare per una mezz’oretta. Su un piano infarinato e con l’uso di un matterello stendetelo, tiratelo fino ad avere una sfoglia sottile, grosso modo di forma rotonda. Il segreto per non rincorrerla per tutto il piano è tenerla ferma con il palmo della mano o farne scendere un lembo al di sotto del piano e tenerlo con la pancia. Arrotolate tutta la sfoglia e tagliatela a strisce. Srotolatele ariose su un canovaccio infarinato perché secchino un po’: Fatto! Acqua che bolle, tutti i condimenti che volete

Buon Appetito


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