"Non ha sale in zucca" : giudizio spontaneo e popolare verso qualcuno che si mostra un po’ avventato, e perciò ci appare stupido, sciocco. Ma “sciocco”, per i toscani ha anche il significato di sciapito, senza sale. E qui torniamo alla nostra zucca, paragone poco felice da attribuirsi ad una testa (in latino, cocutia) non pensante, e che oltrepassa i confini italiani di lingua e terra per arrivare ai “cugini” francesi, per i quali “cette personne est un peu courge”. Dunque una povera cocurbitacea che non sa di niente, se non almeno salata. Buona solo per farne, una volta secca, contenitore di liquidi e cibi o maracas, o carrozza di Cenerentola, che in effetti, un po’ scordarella lo era. E invece! Quest’ortaggio dalle tante varietà, forme e colori, conosciuto e coltivato dai popoli più antichi, si offre a noi dal primo piatto al dolce. Tra i tanti, un modo più che gustoso di cucinarla è a fette, coperte da un tritato di abbondante cipolla, aglio, olio, pepe in grani, curry, sesamo, un po’ di vino bianco e, a chi piace, qualche chiodo di garofano. Poi, via, in forno, a 170 gradi, per poco più di mezz’ora. Oggi ne ho mescolate due, quella snella, chiara e bislunga, e quella verdastra, bassa e “grassa”. Ho controllato di tanto in tanto la cottura, e ho tolto prima la snella, perché, a differenza della mantovana è più morbida. Buonissime, senza togliere la buccia e anche ... senza sale!!
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